Esercizi di Elasticità
Cristina Gozzini e Jiang Wanyi presentano un progetto artistico che comprende diversi lavori individuali e altri realizzati in collaborazione, come il video della performance Esercizi di Elasticità e l’azione partecipativa Esercizi di Elasticità: In un gesto sta il mondo.
L’azione partecipativa In un gesto sta il mondo è il punto di arrivo che raccoglie l’ultimo lavoro che le due artiste hanno realizzato insieme.
Il lavoro nasce dalla necessità di offrire una propria proposta per la Fundació Felícia Fuster. In un gesto sta il mondo è un’installazione partecipativa che per essere completata richiede la partecipazione attiva e condivisa del pubblico, invitato a portare una pietra: un pezzo di cemento, un detrito urbano, un calcinaccio, una pietra antropocentrica, o qualsiasi altro residuo della città.
Cristina Gozzini e Jiang Wanyi ci propongono: “se portate una pietra condivideremo un gesto”. Ogni persona che porta una pietra la potrà collocare in un nastro elastico insieme alle altre. Si tratta di una scultura mutante. Ogni nuova pietra depositata allargherà e aumenterà la tensione del nastro elastico.
Secondo le artiste “il gesto è un’architettura interiore, un paesaggio attivo, una scultura di speranza. Fare un dono crea nuove forme”.
Durante l’azione, quando la mano dona una pietra, impariamo un nuovo gesto: un gesto che non è automatico, ma carico di intenzionalità. Daniele Pisani nel suo libro L’architettura è un gesto. Ludwig Wittgenstein architetto, spiega che cos’è l’essenza del gesto: “Non ogni movimento funzionale del corpo umano è un gesto, non è architettura ogni edificio funzionale. Un gesto è fine a se stesso; in un gesto sta il mondo”.*
Raccogliere, raggruppare è un’azione che accade dall’origine dell’universo. Dopo l’esplosione del Big Bang, le prime particelle subatomiche iniziarono per tendenza naturale a raggrupparsi e a formare strutture e composti atomici. Negli organismi viventi succede lo stesso, diverse strutture si uniscono e lavorano coordinatamente, complementandosi per formare entità più complesse. Dove ha origine questa tendenza cooperativista che determina il divenire della realtà? Può darsi che abbia a che vedere con il livello più elementare dell’esistenza fisica della materia che è la massa, la gravità e l’elettromagnetismo.
Nell’azione In un gesto sta il mondo i detriti favoriscono la capacità di modellare una forma nuova, che è la manifestazione stessa della predisposizione cooperativista. La nuova corporeità che acquisisce il nastro elastico è l’evidenza della somma di tutti i gesti e lascia intravedere nuove possibilità organizzative.
L’accoglienza di tutti i gesti manifesta una volontà collettiva che determina un cambio reale, la gestazione di una nuova materializzazione che avrà più forza vitale quanta più massa materica si accumuli. I detriti di un modello organizzativo fracassato sono, ora, grazie a un gesto collettivo, il fondamento per un nuovo senso e per un nuovo ordine.
Nella performance Esercizi di Elasticità risaltano due qualità: lo sforzo e la tensione.
L’analisi di queste condizioni fisiche ci servirà per interpretare altri registri di significato. La performance è vincolata all’azione In un gesto sta il mondo perché condivide la relazione di corrispondenza tra l’intenzione e la reazione. Rendere evidente come e quanto un impulso evolutivo produca un cambiamento della condizione materiale.
Per Gozzini e Jiang il momento più algido accade quando la tensione dell’elastico è massima, e i corpi, dopo il grande sforzo per allontanarsi l’uno dall’altro tendendo il nastro, cedono per stanchezza e di nuovo sono gettati violentemente nel centro. Di questa esperienza le artiste sottolineano il suo potere liberatorio: “nel momento della tensione estrema si produce una sensazione di liberazione dalla gravità, un momento di non-volontà, un non-io, un’esperienza pura: la fusione dell’essere con il mondo”.
Se portiamo all’estremo le qualità dello sforzo e della tensione in relazione al nostro corpo, si produce un annullamento della nostra interpretazione soggettiva della realtà, lasciando allo scoperto la fisicità oggettiva. La nostra corporeità si rivela assoluta e si stabilisce una connessione autentica con le forze elementari dell’universo.
Ci liberiamo della gravità perché siamo gravità. Permettiamo che la nostra massa corporea sia impulsata e lasciamo fluire liberamente in noi le forze elettromagnetiche. Questa liberazione radicale suppone un ritorno alle forze vitali più elementari.
In tutte le culture si è parlato del desiderio, di Eros, dell’impulso creativo, della forza vitale, dell’istinto di sopravvivenza, dello sforzo di persistenza. Questa carica energetica non sarà forse una reminiscenza della dipendenza dell’attrazione fisica della materia? Non potremo considerare questa condizione d’attrazione tra le cose, che gli umani e i non-umani, in un altro registro continuano a manifestare nelle loro relazioni, come una combinazione tra intenzione e reazione? Ossia, tra la forza del principio conativo e la capacità di adattamento plastico della materia?
Dunque l’intenzione come un impulso, come un gesto e la reazione come trasformazione della materia. Quando sommiamo molti gesti individuali si determina la qualità collettiva e si costruisce un’altra realtà.
La materia non ha proprietà, per molto che questa idea ci sia stata inculcata dal sistema capitalista, per non perdere la supremazia sulle materie prime dalle quali dipende. In ogni modo la materia ha un’identità propria, una legittimità come tale e un’entità autonoma che gli umani gli hanno negato nell’arco di tutta la storia. Però, dalla più onesta attitudine Cristina Gozzini e Jiang Wanyi ci propongono di essere complici di un gesto condiviso non soltanto tra di noi ma di condividerlo con la materia più elementare e primigenia come una pietra, per arrivare a costruire una nuova realtà piena di speranza: ascoltare l’altro, contare sull’altro per poter condividere sforzi con la finalità di creare nuove realtà impostate su una nuova relazione di equanimità e rispetto trans-specie e transmaterica.
Santiago Planella
*Pisani, Daniele, L’architettura è un gesto. Ludwig Wittgenstein architetto. Macerata: Ed. Quolibet Studio, 2011. Pag 208.